Didattica

Il suono della chitarra

Utilizzare processori, effetti e sistemi di amplificazione per chitarra

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La Chitarra elettrica

Come strumento acustico 
 
Una chitarra elettrica che non suona bene acusticamente non suonerà mai bene elettricamente.
Anche se questa è fatta per essere amplificata, sarà bene esaminare sempre la parte acustica prima di tutto. Il tono ed il sustain dipendono tanto dai pick-up quanto dal legno e dal metodo di costruzione utilizzati. 
Chissà quanti di noi hanno sentito narrare la "leggenda" del chitarrista che entrato in un negozio, dopo avere eseguito due note a strumento scollegato, ha detto: "La compro!" la sua teoria probabilmente è la seguente: "se la chitarra è buona potrò sempre cambiare i pick-up!" probabilmente è un concetto non del tutto sbagliato ma quello che importa, invece, è non commettere l'errore di credere che il nostro strumento sia solo un pezzo di legno e i pick-up gli unici responsabili del risultato.
Ricordate: se suonando una chitarra scollegata sentite un suono che oltre ad essere piccolo decade subito, nulla cambierà quando questa sarà amplificata. 
 
Il manico
L'anima di ogni chitarra sta nel manico. L'elemento in assoluto sul quale si sviluppano destrezza e tecnica.
Ne esistono diversi tipi e diverse forme. Il metodo per scegliere quello che fa per noi è molto semplice, basta provarlo e credere alla sensazione che questo offre. Se ci piace va bene. E basta! E' uno dei pochi casi nei quali suggerirei di non ascoltare nemmeno i pareri altrui. 
Consiglio: se prediligiamo concentrarci sull'aspetto solistico, il quale involve molti bendings, dovremo cercarne uno con una tastiera piatta per poter favorire un' "action" bassa. In una tastiera bombata infatti, bisognerà alzare maggiormente l'altezza delle corde per evitare che durante i bendings queste si spengano sulla bombatura centrale: punto in cui la tastiera è più alta. 
 
I tasti
22 o 24? Ad un certo momento della propria formazione, il chitarrista potrà accorgersi di preferire tastiere con 21, 22 o 24 tasti. Raramente di più, raramente di meno.
In ogni caso è un avvenimento positivo, una scelta musicale che indica coscienza e consapevolezza. Una decisione tale coinvolge anche l'estensione tonale del proprio strumento.
E' quindi un passo avanti verso lo sviluppo del proprio fraseggio. Attenzione però! Più capotasti sono presenti sulla chitarra e minore sarà lo spazio disponibile per posizionare i pick-up. Provate ad ascoltare il pick-up al manico di una chitarra a 22 capotasti e quello di una a 24. Sentirete un altro suono, e altre armoniche. Tenete presente anche questi fattori nelle prossime scelte.
Il vostro stile personale vi consiglierà inoltre come determinare quale tipo di capotasti necessitate. Alti e stretti o bassi e larghi? Ciascuno avrà dei pro e dei contro.
  • Tasti alti e stretti. Pro: facilitano i bending e l’action bassa. Contro: se si preme troppo la corda è facile generare note di intonazione crescente. Utilizzando molto gli slide, questi saranno ostacolati.
  • Tasti bassi e larghi. Pro: migliorano il sustain dello strumento a ragione del più ampio punto di contatto con la corda che offrono. Contro: sono impegnativi dopo il dodicesimo tasto, specialmente per i chitarristi dalle dita grosse. Questione di spazio.
Come regola generale sembra che i rocchettari abbiano individuato nel capotasto alto la soluzione più favorevole alle varie possibilità espressive (vibrati, bending, ecc.).
Il motivo sta nel fatto che, essendo tale, sarà minore il grado di attrito tra dita e tastiera e tutto richiede meno "forza". Ecco perché alcuni chitarristi scelgono di suonare su tastiere scalopped. 
 
La lunghezza della scala
La lunghezza della scala è la distanza che intercorre tra il capotasto e le sellette del ponte. In poche parole la parte vibrante della corda.
Due i principali tipi di lunghezza di scala:
  • Scala Lunga. Migliora l'apporto nei confronti del sustain, perché, essendo la corda più lunga, la massa di metallo vibrante sul pick up è maggiore (es. Fender Stratocaster, 25 e 1/2 di pollice)
  • Scala Corta. Offre una distanza minore tra i capotasti, avvantaggiando così le scomode aperture necessarie per i più complessi accordi jazzistici. Per questo motivo alcune semi acustiche hanno la scala corta (es. Gibson Les Paul, 24 e 3/4 di pollice)

La paletta e le meccaniche

Paletta. La maggior parte della risonanza di una chitarra è trasmessa attraverso la paletta. I manici di legno costruiti senza di questa (headless) sacrificano una grossa parte del sustain, mentre quelli in grafite lo ricreano a merito delle caratteristiche proprie del materiale stesso.
Meccaniche. Sembrerà strano, ma anche il tipo di meccanica montata può indirettamente influenzare il suono. Se il "pirolino" della meccanica è troppo alto, la corda sarà quasi allineata con il capotasto e come conseguenza si avrà una tensione insufficiente su di questo. In alcune chitarre si è cercato di ovviare, montando degli "alberelli" per abbassare la corda e angolarla. Ottima idea se non si utilizza la leva del vibrato, nel qual caso gli "alberelli" rappresentano dei punti di frizione e come tali ne ostacolano il ritorno all'intonazione. Una soluzione migliore è offerta dalle meccaniche a "pirolino" basso, oppure dalle cosiddette "staggered". Queste ultime intonano rientrando nella paletta, fornendo quindi un'ottima angolazione rispetto al capotasto.
Come montare le corde. Quando si monta una corda, fai attenzione a quanti avvolgimenti esegui: pochi la fanno "scappare", troppi ne compromettono l'accordatura. Il numero giusto varia da 2 a 5 a seconda della scalatura utilizzata e delle caratteristiche dello strumento. 
 
Il corpo
Pezzi e filosofia dei legni. Il corpo di una Solid Body è generalmente costruito con non più di tre pezzi di legno. Un corpo di un solo pezzo probabilmente suona meglio, ma anche quelli in due o tre pezzi suonano benissimo. Alcuni legni più pesanti e densi (es. mogano) suonano pieni ed hanno un sustain migliore a bassi volumi. Quando però si alza il volume, il legno pesante può sporcare il suono.
Oggi, che si lavora con molti watt di potenza, le case produttrici sembrano giustamente dirigersi su corpi e legni più leggeri. Questi hanno la caratteristica di risuonare meglio e produrre un tono più chiaro e definito ad alti volumi. 
Forma del corpo La forma del corpo esercita una minima influenza sul suono. 
 
La leva del vibrato
Domanda guida principale. Saper scegliere la propria leva del vibrato non è difficile. Prima di tutto bisognerà chiedersi: Di quanta escursione ho bisogno? Che tipo di impiego devo farne per il mio stile?
Vibrato. Se la leva serve per eseguire escursioni simili a quelle ottenibili con le dita (es. Jeff Beck, Allan Holdswort) potremmo interessarci a meccanismi che ne offrono volutamente poca: Fender originali, Paul Reed Smith, Blade, ecc.
Dive Bombs. Se quello che ci interessa è un impiego più "pesante" (es. Steve Vai, Van Halen) le leve dette "dive bombs" sono quelle che fanno per noi: Kramer, Ibanez, Steinberger, Jackson (nella maggior parte dei modelli).
In ogni caso, mai pretendere entrambe le caratteristiche dallo stesso "tremolo". Bisognerà, prima di fare una scelta, essere consci del fatto che la prima categoria non è meccanicamente in grado di svolgere bene i compiti della seconda e viceversa. I parametri di scelta sono molti ed hanno soluzioni che variano da chitarrista a chitarrista. 
Altre domande guida. Ecco altre domande da porsi per scegliere la leva della propria vita:
  • Utilizzo anche la leva verso l'alto?. E' importante rendersene conto perché su moltissime chitarre non è possibile montarla.
  • Che tipo di bloccaggio ha il braccio sulla piastra vibrante? Molte leve si bloccano dove le metti, altre tornano in posizione originale. La scelta dipende dalla nostra tecnica.
  • Quanto tempo sono disposto a impiegare per cambiare le corde e accordare?. A seconda delle leve, per accordare si può variare da un'ora a 10 minuti. Per chi cambia le corde spesso, questo può essere un fattore importante.
Consiglio: fate attenzione che il braccio della leva non "balli" dentro la sua sede, offrendo così un controllo precario.
L’aspetto più importante di tutti. Che non scordi! 
 
Le corde
La Scalatura Le corde possono giocare una radicale differenza sul suono generato. Maggiore è la scalatura, maggiore sarà la quantità di metallo che vibrerà sopra il pick-up; il suono sarà quindi più grosso e potente. Considerate questa scena. Cliente: "Ho una vecchia Stratocaster uguale a quella di S. R. Vaughan e conosco tutti i suoi lick. Uso anche gli stessi amplificatori ed effetti. Perché non riesco ad ottenere il suo suono?". Negoziante: "Che scalatura usi?". Cliente: "008". Negoziante: "Questo potrebbe essere un motivo: S.R.V. usava le 013 accordate in Eb!!!!". Le corde, come i plettri, danno un suono fine e squillante quando sono di sezione minore, e grosso e scuro (con più volume e sustain) quando sono di sezione maggiore. 
 
Un piccolo grande investimento
Quale plettro? Tutti noi chitarristi investiamo decine o centinaia di euro al fine di ottenere quel suono che abbiamo in testa. Compriamo chitarre, preamplificatori, processori di segnale e via di seguito, ma qualche volta sentiamo che, nonostante tutto, nonostante i nostri sforzi, qualcosa ancora non va. Ciò che stiamo per dirvi potrà sembrarvi banale, ma non lo è assolutamente. Provate ad entrare in un negozio e acquistate un plettro Thin, un Medium e uno Heavy, tutti dello stesso materiale (tartaruga, plastica, nylon ...). Poi:
  • Thin. Cominciate a suonare il vostro strumento con il plettro Thin ed ascoltate attentamente il vostro suono
  • Heavy. Ora rieseguite le stesse note o gli stessi accordi con il plettro Heavy: noterete che il suono sarà più fine e chiaro con il plettro Thin, rispetto a quello più grosso e scuro ottenuto col plettro Heavy
  • Medium. Provate ora col plettro Medium e vi troverete in una via di mezzo
Cambiare quindi il plettro da Thin o Medium a Heavy (o viceversa) potrebbe essere la soluzione tanto ricercata. Inoltre la spesa si risolverebbe con poche monete da 50 centesimi. Vale la pena di tentare. 
Il primo modo per riprodurre ad esempio il suono di Brian May, non sarà dunque quello di acquistare la sua chitarra o il suo amplificatore, ma quello di suonare con una moneta da un penny al posto del tradizionale plettro. Non esiste infatti in commercio alcun processore di segnale in grado di simulare l'effetto della zigrinatura del bordo della moneta quand'essa viene a contatto con la corda! 
 
I set-up
Non è facile sottolineare quanto sia importante avere un buon set-up sulla propria chitarra.
Questo potrà enormemente valorizzare le caratteristiche nonché ottimizzarne la suonabilità. Anche se è ormai d'obbligo imparare dove mettere le mani sul proprio strumento, il nostro consiglio è quello di instaurare un rapporto continuativo e fiducioso con un buon liutaio. Possibilmente anche bravo come chitarrista.
Per questo è necessario che questo professionista ci conosca come musicisti e sappia quali sono i nostri gusti. Forniamolo del maggior numero di informazioni sul nostro modo di suonare e sulle nostre esigenze.
Soltanto così lo metteremo in grado di accontentarci, minimizzando le probabilità di eventuali errori che potrebbero divenire anche irreparabili! Lasciamoci consigliare. Entrambi abbiamo solo da guadagnarne. 
 
La regolazione dell'intonazione
Per fare in modo che una chitarra possa suonare correttamente accordata, la distanza tra il primo e il dodicesimo capotasto deve essere uguale a quella tra il dodicesimo e il punto in cui la corda appoggia sulla selletta del ponte.
Questa distanza non è però uguale per tutte le corde a causa del differente spessore di ciascuna.
Per regolare propriamente la lunghezza delle corde, la nota al dodicesimo capotasto dovrà essere tirata indietro.
Se la nota è calante rispetto all'armonico bisognerà agire al contrario. Questo per ogni singola corda. 
Attenzione: non è fisicamente possibile ottenere sulla chitarra una intonazione perfetta. Quante volte vi sarà capitato, eseguendo degli accordi, di sentire correttamente accordata una zona della tastiera e un'altra no?! Entro certi limiti è tutto regolare. Il calcolo dei posizionamenti dei capotasti è matematico, e non tiene conto dei diversi spessori delle corde che necessitano di distanze diverse (compensate poi con le sellette al ponticello).
Un altro motivo sta nel fatto che l'altezza della corda è variabile sulla lunghezza della tastiera. Un altro ancora, e forse più importante, è costituito dalla fattura delle corde, ovvero dalla qualità e dalla precisione con le quali vengono realizzate. L'intonazione di dovrebbe regolare soltanto con le corde nuove. 
 
La regolazione dell'action
L'action è l'altezza delle corde sulla tastiera. Questa si regola abbassando/alzando il ponte, o le sellette montate su questo (le stesse che tirate o rilasciate regolano le ottave). Più l'action è alta, maggiore sarà la possibilità che viene data alle corde di vibrare. Di conseguenza il suono sarà migliore. Chiaramente, a seconda della scalatura, bisognerà trovare un compromesso tra suono e suonabilità: non facile, ad esempio, fare il tapping con delle "013". Purtroppo però vi sono dei casi nei quali non sarà sufficiente agire sulle sellette per abbassare l'action. Potrebbe essere necessario qualche ritocco sui capotasti o sul tendimanico per dirne un paio. Questo è il tipico caso nel quale sarà meglio rivolgersi al famoso "buon liutaio". 
 
La regolazione dei pick-up
L'ultimo lavoro da fare quando si regola una chitarra, è quello di sistemare l'altezza dei pick-up in modo da posizionarli alla giusta distanza dalle corde. Attenzione: il pick-up è un magnete! Avvicinato troppo alle corde le attrae causando difficoltà di intonazione e ostacolando il sustain. Un buon procedimento è quello di regolarlo a chitarra scollegata. In tal modo ci si potrà rendere realmente conto se la trazione esercitata è talmente forte da ridurre la vibrazione normale delle corde. Nel qual caso sarà bene abbassarlo di poco ed alzare il volume dell'amplificatore. 
 

Come strumento elettrico 

 
Quando si colpisce una corda...
La maggior parte della sua vibrazione genera la nota "fondamentale", anche se questa fornisce l'intonazione, molte altre frequenze, presenti in piccole quantità, contribuiscono al suono finale. 
Esempio: pizzicando un La, la sua più importante vibrazione oscillerà da un lato all'altro 110 volte al secondo inducendo una corrente negli avvolgimenti del pick-up che alternerà ad una frequenza di 110 hertz. Questo segnale giungerà all'amplificatore e successivamente allo speaker, il quale, muovendosi, altrettante volte al secondo, sposterà l'aria permettendoci di udire la nota. 
Osservando da vicino la corda muoversi, noteremo che non ha una semplice e chiara vibrazione, ma che ne contiene altre sussidiarie che generano più alte frequenze determinando il contenuto delle armoniche. Queste integrandosi alla noiosa e senza carattere "fondamentale", provvedono alla qualità del tono. Con il nostro tocco possiamo modificare il contenuto delle armoniche semplicemente scegliendo dove colpire la corda: presso il centro enfatizzeremo quelle gravi privilegiando un suono delicato, vicino al ponte enfatizzeremo quelle acute originandone uno più tagliente. Lo stesso dicasi per il posizionamento del pick-up a seconda che questo sia al manico o al ponte. 
 
Il pick-up
Che cos’è? Il primo anello "elettrico" nella catena del suono è il pick-up. Questo è un elettromagnete (ovvero un filo elettrico avvolto attorno ad un magnete) la cui potenza dipende dalle dimensioni e dal numero degli avvolgimenti; purtroppo maggiore è il suo volume di uscita, peggiore sarà la risposta sulle frequenze acute. E' facile rendersene conto utilizzando i suoni puliti. I pick-up potenti (sovraavvolti), divennero famosi negli anni in cui l'unico modo per ottenere un suono distorto dall'amplificatore era quello di inviare un segnale molto elevato al suo ingresso. Oggi, come afferma Rick Lanser (The Miller Freeman Corporation) sul mensile Guitar Player: "La maggior parte degli amplificatori moderni offre un guadagno più che sufficiente a generare overdrive anche basandosi sul più debole dei pick-up; perciò elevare l'uscita della propria chitarra non ha più senso. Il punto è controllare la forma dello spettro di frequenze".
Soldano dal canto suo consiglia: "Cercate un pick-up che mandi al vostro amplificatore il suono che volete sentire: se l'ampli non riceve quelle frequenze non avrà nulla su cui lavorare, nulla da amplificare". 
 
Single Coil. Un single coil è formato da una serie di avvolgimenti attorno ad un magnete o a un set di sei magneti.
Questo tipo di pick-up ha alcune caratteristiche tonali che lo rendono molto desiderabile: chiarezza e grossa definizione delle note. Purtroppo essendo estremamente sensibile nel recepire le interferenze radio (illuminazione e attività elettriche all'interno dell'amplificatore), genera un forte rumore di fondo comunemente noto con il nome di "Hum". Più ci si avvicina con la chitarra all'amplificatore, più alto e il grado di "Hum". 
Nota: se desideriamo un suono vintage non dovremo preoccuparcene molto. Jeff Beck, Ritchie Blackmore, Mark Knopfler ed Eric Clapton hanno suonato per anni con rumorosissimi single coil senza farsene un problema. Nelle loro incisioni questo si sente, e crea sound. 
 
Humbucker. Se un single coil non ha abbastanza attacco e necessitiamo di un po' più di potenza, allora siamo dei candidati per i pick-up humbucking. L'humbucker fu originariamente disegnato per combattere l'hum. Il primo modello aveva due bobine avvolte in opposte direzioni (o fasi), attorno a dei magneti con opposte polarità Queste erano collegate in serie (una dopo l'altra) in modo da creare un singolo e continuo circuito che incrementava il volume e la forza del segnale, oltre che ingrossare il suono. L'effetto fastidioso del rumore captato da una bobina in una fase, veniva annullato dall'altra che invece lo rilevava in quella opposta. Non restava altro che un bel segnale pulito. 
 
Orientarsi nella scelta del pick up. La scelta di un pick-up deve basarsi principalmente sul suono. Ecco alcune domande utili da porsi. Questo pick…:
  • Offre lo spettro di frequenza che vogliamo sentire?
  • Ha potenza sufficiente per le nostre necessità senza sacrificare la risposta sugli acuti di cui abbiamo bisogno?
  • Lo vogliamo passivo o attivo?
Pick-up attivi. Potremmo anche considerare i vantaggi dei pick-up attivi. Questi necessitano di una pila per funzionare e sono estremamente silenziosi e potenti senza sacrificare la risposta sulle frequenze acute. Non devono essere "messi a terra" al ponticello (quelli passivi generalmente sì) perciò eliminano la possibilità di scariche elettriche quando si canta e si suona contemporaneamente. Alcuni tecnici del suono amano i pick-up attivi perché comprimono una certa gamma tonale in una limitata gamma volumetrica. Ciò significa che si può ottenere una buona risposta sugli acuti e sui bassi senza far distorcere il nastro. Per alcuni chitarristi invece questo effetto di compressione limita l'attacco, e visto che buona parte della personalità di un suono è offerta nell'attimo in cui si percuotono le corde, qualcuno sostiene che i pick-up attivi tendono a far assomigliare i chitarristi tra di loro. Ciò è discutibile, ma giudicate voi ... 
 
Conclusioni. I pick-up determinano la voce base della nostra chitarra che elaboreremo negli stadi successivi della catena del segnale. E' impossibile sapere esattamente come suonerà un pick-up nuovo fino a quando non l'avremo montato sul nostro strumento. Il nostro consiglio resta quello di collaborare con un liutaio che ci offra la possibilità di provarne diversi acquistando poi soltanto quello che ci interessa: naturalmente retribuendo la manodopera per ogni tentativo effettuato!